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Articolo della Sezione Relazioni Internazionali del CC del KKE

Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del PCFR

"La lotta per i mercati e per la rapina dei paesi stranieri, la volontà di stroncare il movimento rivoluzionario del proletariato e della democrazia all'interno dei singoli paesi, il tentativo d'ingannare, di dividere e di decimare i proletarì di tutti i paesi aìzzando gli schiavi salariati di una nazione contro quelli dell'altra a vantaggio della borghesia: questo è il solo contenuto reale, il solo reale significato della guerra."

V.I. Lenin, I compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria nella guerra europea, Op. Complete, vol. 21, pag. 9, ed. Editori Riuniti.



Quanto detto sopra, sottolineato dal leader della Rivoluzione d'Ottobre più di un secolo fa, è assolutamente vero per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Molti articoli fino ad oggi hanno evidenziato gli aspetti della disputa sui mercati, sulle materie prime e sulle vie di trasporto delle materie prime.

Il KKE ha preso una posizione chiara anche nel quadro del Movimento Comunista Internazionale. Purtroppo, alcuni PC, come il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), esprimono posizioni a cui ci opponiamo con fermezza.

Alcuni fatti sul PCFR

Il PCFR, formato nel 1993, è una forza importante nella vita politica della Russia capitalista. Nelle ultime elezioni parlamentari del 2021, ha ricevuto il 18,9% dei voti ed è diventata la seconda forza politica, eleggendo 57 deputati (su 450). Durante i 30 anni trascorsi dalla dissoluzione dell'URSS, il PCFR ha anche ricoperto incarichi di governo, nel periodo 1998-1999, sotto il primo ministro Y. Primakov, che ha gestito la crisi capitalista allora scoppiata nel paese. Il programma stesso del partito, che segue la linea della trasformazione graduale del capitalismo in socialismo, attraverso diverse tappe, favorisce le varie soluzioni governative di "centro-sinistra". Il PCFR, nonostante il suo considerevole potere parlamentare, non ha un reale coinvolgimento nel raggruppamento del movimento operaio e sindacale in Russia, le cui forze principali sono controllate dallo stato e dai datori di lavoro.

La posizione presa da questo partito prima dell'inizio dell'invasione russa era in linea con il partito al potere Russia Unita e il presidente V. Putin. Su sua proposta, la Duma di Stato ha approvato il riconoscimento dell'"indipendenza" delle cosiddette Repubbliche popolari del Donbass (Donetsk e Luhansk), che è servito a innescare l'invasione russa dell'Ucraina. Il PCFR ha anche ripreso tutte le argomentazioni ufficiali del governo russo sulla necessità dell'esercito russo, che ha lanciato una "operazione militare speciale" in Ucraina - una terminologia imposta alla Russia per non sentire la parola guerra - per schiacciare il fascismo in Ucraina. Inoltre, il PCFR ritiene che questa politica estera "antifascista" debba essere accompagnata da una "svolta a sinistra" all'interno del paese, chiedendo per l'ennesima volta un rimpasto di governo e la sua partecipazione al governo.

1. Lo "scontro di civiltà": Il "miliardo d'oro" contro il "mondo russo"

Tuttavia, il peggiore di tutti i servizi offerti dal PCFR è il completo silenzio sulle vere cause delle guerre imperialiste, che, come quella scoppiata in Ucraina, sono condotte per gli interessi dei monopoli e delle classi borghesi e non dei popoli. Sono guerre per le materie prime, le ricchezze minerarie, le vie di trasporto delle materie prime, i pilastri geopolitici e le quote di mercato. È improbabile che il PCFR non sappia che le risorse produttive dell'Ucraina, le sue ricchezze minerarie come l'insostituibile titanio ucraino per l'industria aeronautica, i porti di Mariupol e Odessa, la fertile terra coltivabile dell'Ucraina, la ridotta rispetto agli anni del socialismo ma altrettanto importante base industriale dell'Ucraina, e l'enorme rete di oleodotti che attraversano questo paese hanno un grande significato per l'Ucraina, così come per il capitale occidentale. Inoltre, è improbabile che il PCFR non veda la feroce competizione che si sta svolgendo tra gli stati borghesi in molte parti del mondo sulle risorse energetiche, le vie di trasporto e gli oleodotti, sulle quote dei monopoli nel mercato energetico europeo, sulle quote del mercato delle armi, ecc. Ed in questa competizione imperialista intervengono i monopoli e gli stati dell'UE, gli USA, la Russia, la Cina e altri "attori" regionali come la Turchia, Israele e le monarchie del Golfo.

Con la sua posizione, il PCFR sta dalla parte dei monopoli russi e cinesi nella loro competizione con quelli occidentali e non, che insieme hanno trasformato il popolo ucraino in un "sacco da boxe". Per molti anni, questo partito ha corteggiato approcci e forze nazionaliste presentate come "patriottiche". Nel suo libro "La globalizzazione e il destino dell'umanità" (2002), il presidente del PCFR ha accettato il punto di vista del politologo americano Samuel Phillips Huntington sullo "scontro di civiltà", secondo il quale i conflitti non avvengono più tra Stati, ma tra forze con tradizioni culturali diverse. Così, nelle mosse della NATO, dell'UE e degli USA che mirano ad accerchiare la Russia, egli vede una "guerra totale" contro la Russia, che è stata lanciata dai cosiddetti paesi del miliardo d'oro, come sono caratterizzati i primi 30 paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), tra cui la Grecia, con una popolazione totale di quasi 1 miliardo. Secondo questa nozione, si assiste a una "mitigazione" delle contraddizioni di classe sociale all'interno della società del "miliardo d'oro", e ora la contraddizione di base si esprime a livello internazionale "sulla base della linea 'Nord ricco-Sud povero', che non è meno acuta delle contraddizioni che prima dividevano i proletari dai loro sfruttatori nel quadro di uno stesso paese" [1].
Il documento programmatico del PCFR non riconosce il carattere imperialista della Russia di oggi, mentre afferma che "la Federazione Russa sta diventando un oggetto di un'altra ripartizione del mondo, e un'appendice di materie prime per gli stati imperialisti" e nota inoltre che "Nella seconda metà del XX secolo, dopo essersi arricchito con lo sfruttamento predatorio delle risorse del pianeta, speculazioni finanziarie, guerre e nuovi sofisticati metodi di colonizzazione un gruppo di paesi capitalisti sviluppati, il cosiddetto "miliardo d'oro", è entrato in un periodo chiamato 'la società dei consumi'. Invece di essere una funzione naturale dell'uomo, il consumo diventa un "obiettivo sacro", e lo status sociale dell'individuo dipende dallo zelo con cui persegue questo obiettivo. ..." [2]
Secondo questo approccio senza classi e fuorviante, il "miliardo d'oro" si contrappone al cosiddetto "mondo russo", che è una delle principali direzioni dell'attuale politica estera seguita dallo stato borghese russo. Dietro questa nozione si nasconde il piano di utilizzare milioni di russi e russofoni per gli scopi del capitalismo russo. "Siamo tutti obbligati a difendere il mondo russo (...) Il mondo russo si forma da mille anni. Ed è stato formato non solo da russi ma anche da ucraini e bielorussi. Abbiamo una fede comune, vittorie comuni, una lingua, una cultura", ha dichiarato il presidente del PCFR nel suo discorso al parlamento russo durante il dibattito sul riconoscimento delle cosiddette repubbliche popolari [3].
Su questa base, il PCFR fornisce pieno sostegno alla politica estera della classe dominante russa e alle unioni capitalistiche transnazionali che essa forma nei territori dell'ex URSS, come l'Unione Economica Eurasiatica e l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). E' caratteristico il fatto che a gennaio il PCFR abbia appoggiato il dispiegamento delle forze della CSTO in Kazakistan per sopprimere la rivolta operaia e popolare.

In conclusione, mentre il PCFR dichiara di mirare al socialismo, allo stesso tempo il suo programma, che intende attuare attraverso processi elettorali-parlamentari, costituisce un programma riformista per gestire il sistema capitalista ed è pienamente in linea con gli obiettivi della borghesia russa e i piani dello stato borghese, un fatto che si riflette anche nelle questioni di politica estera.

2. Silenzio sulle responsabilità del governo russo riguardo alla situazione

Il PCFR, evidenziando solo le pesanti e indiscutibili responsabilità delle altre potenze imperialiste - gli USA, la NATO e l'UE, cioè il "fascismo liberale" come chiama queste forze - non fa menzione delle responsabilità della borghesia russa. Tuttavia, dopo la dissoluzione dell'URSS, milioni di russi e russofoni si sono trovati fuori dai confini della Federazione Russa, comprese le regioni di Crimea e Donbass. Quando le forze controrivoluzionarie russe hanno sciolto l'URSS, si sono poste la questione dei diritti di queste persone? Hanno fatto attenzione a quale nazione sarebbero appartenute le aree in cui quelle persone vivevano? Certo che no! Queste popolazioni furono trattate dall'allora neonata borghesia russa come pedine dei suoi piani geopolitici nei territori dell'ex URSS.

Allo stesso tempo, negli ultimi 30 anni, la borghesia ucraina ha metodicamente avvelenato il popolo ucraino con l'anticomunismo e la propaganda goebelliana sul "genocidio" del popolo ucraino da parte dei bolscevichi, dei comunisti o dei russi. Nel 1998, l'allora presidente L. Kuchma firmò il primo decreto presidenziale al riguardo, grazie al quale questa propaganda divenne la narrativa di stato e si diffuse nel sistema di istruzione. Nel 2006, durante il mandato del presidente V. Yushchenko, iniziò l'operazione di "riconoscimento internazionale" del cosiddetto genocidio, mentre all'interno del paese fu proibita per legge qualsiasi opinione dissenziente. Nel 2010, il presidente V. Yanukovych, caratterizzato come filorusso, mantenne tutto ciò, affermando che non si trattava di un genocidio del popolo ucraino ma di un "crimine del regime totalitario stalinista". Un'intera generazione di ucraini è cresciuta su questo mito e le organizzazioni fasciste si sono basate su di esso per raggrupparsi ideologicamente e politicamente.

Cosa ha fatto l'attuale dirigenza russa in tutti questi anni per impedire questo sviluppo inaccettabile? La risposta è l'attività di business, come ha dichiarato con orgoglio V. Putin "Nel 2011, il commercio bilaterale ha superato i 50 miliardi di dollari" [4]. Nel periodo in cui la propaganda goebelliana si diffondeva in Ucraina, la Russia dava all'Ucraina, nelle parole di V. Putin, "sostegno materiale". Solo nel periodo 1991-2013, cioè il periodo in cui le idee fasciste hanno messo radici nella regione, il bilancio ucraino ha ricevuto un beneficio di circa 250 miliardi di dollari, grazie ai prestiti agevolati della Russia e ai prezzi speciali sull'energia russa. Anche i debiti dell'Ucraina dell'epoca dell'URSS sono stati interamente coperti dalla Russia.

Le responsabilità della rinascita della propaganda fascista e nazista in Ucraina sono dunque unilaterali? Non ne è responsabile anche la borghesia russa? Il PCFR è consapevole di questi fatti?

3. Sulla lotta contro il fascismo

Ogni anno, lo stato russo ha presentato all'ONU un progetto di risoluzione che condanna la "glorificazione" del nazismo e chiede misure per ridurre il fenomeno nazista, specialmente nel Baltico e in Ucraina. Gli Stati Uniti hanno votato permanentemente contro e i paesi dell'Unione Europea si sono astenuti dal voto. Allo stesso tempo, all'interno del paese, una volta all'anno, il 9 maggio, cioè il giorno della Vittoria antifascista dei popoli, si sventola la Bandiera Rossa. E' su questa base che la borghesia russa dominante cerca di arrogarsi la Vittoria antifascista e i sentimenti antifascisti del popolo russo.

Allo stesso tempo, i bambini russi sono avvelenati dall'anticomunismo a scuola, per esempio attraverso il famigerato romanziere antisovietico Solzhenitsyn, che giustificava i collaboratori nazisti russi, era un fan di Franco e sosteneva Pinochet. I media pubblici e privati sono pieni di anticomunismo, mentre persino la Vittoria contro la Germania fascista è presentata come un risultato conseguito presumibilmente senza, e talvolta nonostante, l'attività del partito bolscevico. Lo stesso V. Putin dichiara pubblicamente di studiare e raccomandare ai giovani le opere di Ivan Ilyin, un ideologo russo del fascismo. Ha anche visitato e deposto fiori sulla sua tomba.

Si dimostra ancora una volta che quando la lotta contro il fascismo viene staccata dal grembo che la partorisce e dalla lotta contro il capitalismo, finisce per essere una presa di posizione completamente ipocrita nel perseguimento di altri obiettivi, come ora nel caso dell'Ucraina, dove l'invasione militare russa è apparentemente finalizzata alla sua "de-nazificazione". Chi la realizzerà? L'ammiratore del fascista I. Ilyin con la bandiera e i simboli dell'impero zarista, della "prigione dei popoli" come la definiva Lenin? È improbabile che il PCFR non sia consapevole di questa posizione ipocrita.

4. Silenzio sull'anticomunismo del governo

Il PCFR sottolinea l'anticomunismo delle, come le definisce, "autorità fasciste" ucraine, ma trascura l'anticomunismo che è uscito dalle bocche russe più ufficiali, da quella del presidente V. Putin, nella sua dichiarazione iniziale prima della guerra. Ricordiamo che V. Putin ha usato tutte quelle nauseanti descrizioni usate dall'UE e dagli USA riferite all'Unione Sovietica, come "dittatura stalinista", "regime totalitario", "terrorismo rosso" e così via.

È caratteristico che il PCFR non abbia reagito a questo inaccettabile attacco anticomunista lanciato dal Cremlino, che è la base comune dell'anticomunismo di tutte le forze imperialiste. Non ha nemmeno risposto alle inaccettabili accuse del presidente russo secondo cui Lenin e i bolscevichi sono responsabili della dissoluzione dell'URSS invece delle forze sociali e politiche della controrivoluzione a cui Putin stesso ha partecipato, insieme all'allora sindaco di Leningrado e braccio destro di B. Eltsin, A. Sobchak, che, insieme a M. Gorbaciov, ha condotto l'attacco anticomunista e antisovietico contro le forze che lottavano per salvare il socialismo e l'URSS.

5. La distorsione delle posizioni del KKE sulla guerra

In queste circostanze, il PCFR ha tentato di ingannare il popolo russo anche riguardo alle posizioni del KKE sugli sviluppi in Ucraina. Il PCFR ha nascosto il fatto che il KKE fin dal primo momento ha denunciato l'invasione russa dell'Ucraina, ha organizzato una manifestazione dall'ambasciata della Russia a quella degli Stati Uniti ad Atene, si è opposto a entrambe le parti del conflitto imperialista invitando i popoli a rifiutarsi di scegliere con quale "brigante" stare, e conduce manifestazioni contro il crescente vortice della guerra imperialista con il persistente e più profondo coinvolgimento della Grecia e contro il trasporto di armi mortali nella zona del conflitto attraverso di essa.

Al contrario, il PCFR ha cercato di utilizzare i raduni di massa del KKE per manipolare ulteriormente il popolo russo. Così, G. Zyuganov ha ripostato sui social media le fotografie del raduno del KKE, interpretandole come sostegno al cosiddetto mondo russo. Inoltre, nel messaggio di solidarietà inviato dal PCFR al KKE a proposito degli arresti dei militanti del KKE e la repressione della manifestazione a Salonicco, tentava di riprodurre la posizione del PCFR sulla "guerra totale della NATO contro la Russia", cercando di giustificare l'invasione russa dell'Ucraina. Questo messaggio è apparso su un giornale borghese del nostro paese, che provava ad accusare il KKE di doppiezza e di sostegno alla Russia capitalista.

Tuttavia, il fatto che le manifestazioni popolari nel nostro paese si svolgano fuori dalle basi militari, dai campi militari, dai porti e dalle stazioni ferroviarie attraverso le quali passano le forze USA-NATO è legato al fatto che il nostro paese fa già parte di una parte del conflitto, cioè quella USA-NATO. Esigiamo, quindi, lo sganciamento della Grecia dalla guerra e dai piani criminali delle forze euro-atlantiche che prendono di mira il nostro popolo. Questo non può essere interpretato come sostegno alla Russia capitalista, che abbiamo ugualmente condannato, in contrasto con il PCRF e alcuni altri PC che danno copertura ideologica e politica ai piani della borghesia russa.

Il KKE unisce le sue forze con 40 partiti comunisti e 30 organizzazioni giovanili comuniste di tutto il mondo che:

- Hanno condannato la guerra imperialista e dichiarato che "gli sviluppi in Ucraina, che hanno luogo nel quadro del capitalismo monopolistico, sono legati ai piani di USA, NATO e UE e al loro intervento nella regione nel contesto della loro feroce competizione con la Russia capitalista."

- Hanno espresso la loro solidarietà "ai comunisti e ai popoli della Russia e dell'Ucraina", invitandoli a "rafforzare la lotta contro il nazionalismo, che è alimentato da ogni borghesiaI popoli di entrambi i paesi, che vivevano in pace e prosperavano insieme nel quadro dell'URSS, così come tutti gli altri popoli non hanno alcun interesse a schierarsi con l'uno o l'altro imperialista o alleanza che serve gli interessi dei monopoli".

- Hanno sottolineato che "l'interesse della classe operaia e degli strati popolari ci impone di rafforzare il criterio di classe per analizzare gli sviluppi, per tracciare il nostro cammino indipendente contro i monopoli e le classi borghesi, per il rovesciamento del capitalismo, per il rafforzamento della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo, che rimane più che mai attuale e necessario".

L'articolo è stato pubblicato su "Rizospastis" - Organo del CC del KKE il 23 aprile 2022


Note:
[1] G. Zyuganov: "Globalization: impasse or way out?" (2001)
[2] Programma del PCFR (https://cprf.ru/party-program/)
[3] G. Zyuganov: "For us, the recognition of the People's Republics of Donbas is a matter of principle" (https://kprf.ru/party-live/cknews/208757.html)
[4] V. Putin. Dichiarazione del Presidente della Federazione Russa. 21/02/22 (http://en.kremlin.ru/events/president/news/page/13)

 

 

Traduzione da Resistenze.org